giovedì 27 agosto 2009

Idromele 2009



“ Io amo le grandi montagne,io amo le verdi colline, l'immensità dell'oceano e le profondità' delle foreste perchè il mio cuore è Celtico"

Gli antichi Egizi l'apprezzavano molto, gli Ellenici riferendosi all’ ambrosia, la bevanda degli dei, indicavano qualcosa di molto simile, i Romani lo tenevano in grande considerazione e per i Celti era una bevanda sacra.

Idromele deriva dalle parole greche "hydor" (acqua) e "mèli" (miele), perché è di questo che si tratta una mescita fra acqua e miele, per ottenere la naturale fermentazione alcolica.

La mia ricetta dell’ Idromele di quest’anno si basa su una prima sperimentazione del 2008 realizzata ovviamente con miele e fermentata con lievito per vinificazione Zymogen. A settembre sarà il suo primo anno di imbottigliamento anche se ho già utilizzato una parte di questa prima sperimentazione per avviare una trasformazione acetica mirata a produrre aceto di miele. Ma di questo ve ne parlerò a breve in un altro post che è in preparazione.

Quindi in attesa di valutare la prima produzione metto in cantiere la seconda con questa ricetta :

Miele di Acacia 2.000 gr. + Miele di Millefiori 1.000 gr.







Infuso di scorze di arancio dolce 13 gr. + scorze di arancio amaro 7 gr. per 1 Lt. di acqua.



Infuso di the nero e gelsomino 12 gr. per 1 Lt. di acqua.

Lievito Saccharomyces Cerevisiae Elipsoideus 20 gr.

Sali nutrienti 10 gr.

Acqua fino a 6,5 litri.

Il mix di miele che ho scelto prevede una base dolce data dal miele d’acacia e una parte più floreale con il miele millefiori.

L’infuso di The nero e gelsomino contribuisce alla parte di tannini per bilanciare con un po’ di astringenza la parte dolce data dal miele e apportare ancora a un leggero aroma floreale

L’ Infuso di scorze di arancio per dare una nota di agrumato e una punta di acidità sempre per controbilanciare il dolce del miele.

Il lievito è il Zymogen cioè il Saccharomyces Cerevisiae Elipsoideus detto anche lievito ellittico. Il suo potere alcoligeno è elevato (17° vol), è abbastanza resistente alla SO2 e fa fermentare la maggior parte dello zucchero contenuto nel mosto.

Questa è la teoria ma passiamo ora alla pratica :

Da una parte metto a stemperare i vasetti di miele in acqua tiepida circa 50 – 60 gradi, in modo da rendere più fluido il miele e facilitarne il suo travaso.

Sempre a parte scaldo 1,5 litri di acqua alla stessa temperatura per sciacquare poi i vasetti di miele e recuperare tutto il prezioso nettare.

Preparo poi la pentola grande dove travaso i due infusi preparati precedentemente e porto la temperatura a circa 70 °C .

Travaso il miele e sempre mescolando aspetto a fuoco spento per 15 minuti.

Passo poi a raffreddare nel lavello con acqua fredda.

Controllo il pH e la densità con il rifrattometro.

Ora ossigeno 45 secondi il mosto con ossigeno puro per alimenti.

Il mosto adesso è a 30°C di temperatura aggiungo i sali nutrienti e la bustina di lievito, che spolvero sulla superficie del mosto poi mescolo bene il tutto e infine metto il tappo e il gorgogliatore.

Ho assaggiato il mosto ottenuto, devo dire che il gusto è ottimo dolce ma non nauseante, si sente l’aroma degli agrumi e del te che ne bilanciano il risultato. Il colore non è ovviamente giallo paglierino ma tende all’ambrato a causa del colore dell’infuso di the e del miele di millefiori. Il pH misurato di 4,4 è un pò basso spero che non sia troppo per il lievito. La densità e decisamente alta 32 Brix pari a circa 1,360 di densità, quindi ci sarà del gran lavoro per i lieviti. Considerando che l’idromele generalmente non ha una fermentazione tumultuosa ma bensì una lenta trasformazione con formazione di una leggera schiuma che si forma superficialmente prevedo non meno di 6 travasi da qui a febbraio 2010 per poi imbottigliare a marzo.

Bene per il momento è tutto prossimamente vi aggiornerò sull’evoluzione della fermentazione.

“ Tenete presente che la vita del vostro nettare degli dei è alla mercè di una corretta fermentazione, tanto importante quanto delicata, per cui trattate amorevolmente il giovane mosto! ”

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